sabato 7 gennaio 2012

07/01/2012 San Liberatore-Torre di Polegro


Partenza arrivo abbazia di San Liberatore: lat   42°14'7.95"N lon   14° 5'58.09"E
Torre di Polegro (consigliata pausa pranzo): lat   42°13'52.91"N lon   14° 6'34.14"E
Traccia gps
Difficoltà: Facile
Se non hai google earth Clicca scegli "visualize" e poi "map".




Un 8 Gennaio, con cielo terso e azzurro intenso, come intensa la missione. Consultando diverse mappe e cartine, è stato difficile capire dove ubicare un waypoint nella creazione della rotta, ma armati di curiosità e di moca da caffè, tutto ci sembrava si potesse fare, nonostante la zona su google earth fosse coperta da nubi nella rilevazione del 2008 e non ci fosse traccia del rudere che avremmo dovuto mappare.
Con me l'immancabile spirito morale Loris, e 1,5 litri di vino e caffè Nicola.


Si parte da San Liberatore (di cui ho riportato cenni storici in post precedente), percorrendo il fiume Alento, che qui scorre nei primi Km  (i più belli) della sua strada, in un paesaggio incantato. Nel primo tratto quello delle tombe rupestri, nonostante la bellezza del luogo, e forse proprio per questo, gli occhi posano più volte lo sguardo disgustati sull'imperizia istituzionale da un lato, con cestini della spazzatura ricolmi da tempo, e sull'inciviltà di coloro che ci hanno preceduti con pattume un po ovunque. Riportare con se gli scarti di visite o picnic è un atto dovuto all'umanità intera e non solo alle istituzioni per le regole imposte o a qualche visitatore che amerebbe fare visita a luoghi magari modellati dall'uomo e non inquinati.
Si procede addentrandosi per un paio di Km in continui attraversamenti del fiume grazie a ponti o transiti di legno e pietre molto suggestivi, fino a trovare sulla sinistra un sentiero indicato come D3 che conduce alla Torre. Qualche metro più avanti (un ventina), vi è un altro sentiero del CAI senza indicazioni ma con segnalazioni che a prima vista sembra più impegnativo ed eccitante, è possibile intravedere infatti una impegnativa scalata sulla roccia nel primo tratto... ... (NON LO PRENDETE!!!!!!!!). Affascinati, o meglio sedotti, da questa arrampicata alpina, decidiamo che questo sentiero sicuramente ci avrebbe ricondotti all'altro che si snoda a pochi metri. In 400m di sentiero si raggiunge un dislivello di 100m che ci rende esausti ma fieri di averlo percorso per il grado di difficoltà. Arrivati sulla cima, le segnalazioni passano da consecutive a sporadiche e dopo qualche metro inesistenti. Vista la ripidità della scalata appena portata a termine, di tornare indietro non ne avevamo proprio voglia. Decidiamo di proseguire grazie al gps e alla vista (la torre è a poche centinaia di metri da noi) ma sopratutto per non affrontare a ritroso il sentiero più che del CAI, ribattezzato del CAISER ;). 
Si va, ci si inoltra in una giungla di fitti alberi che in pochi metri diventano rovi, che a loro volta diventano fratte, che a loro volta diventano un labirinto di fratte-rovi-rami. In questo dedalo confuso di natura, ci procuriamo diverse escoriazioni da spine che non fermano la voglia di ammirare la torre, ma ci somministrano la voglia di una sosta wine-relax per dimenticare la brutta avventura da ecchimosi appena subita. Dopo il bicchiere dell'addio alle fratte, e la volta di un fitto bosco e di un profondo sottobosco. Convinti di mettere i piedi sulle foglie, le scarpe scomparivano come divorate, se non avessimo avuto i bastoni da trekking, saremmo tornati a casa tutti con pantaloni marroni sul didietro per le continue cadute di stile patite.
Finalmente ci riusciamo ad allacciare ad un sentiero che porta alla torre, ma prima incontriamo una piccola grotta con tutti i comfort, una sorta di portineria alla torre, dove ci fermiamo per 2 battute sulla disavventura.
Arrivati alla torre, ci si accorge subito di trovarsi dinanzi ad un luogo di avvistamento. Da questa posizione e possibile vedere parte della majella con gli impianti sciistici e tutta la valle fino al mare. Della torre è rimasto ben poco in piedi, ma è comunque bello dare sfogo all'immaginazione per capire come poteva essere la vita in questo luogo.
Dopo il momento spirituale lo stomaco richiama quello rituale, il buon pasto in compagnia della natura. Scelto un luogo assolato ed affascinate ai confini della torre, vicino ad un burrone che ci da la possibilità di osservare tutti monti che si snodano li vicino, ci rinfranchiamo con le tante ghiottonerie portate da casa. Da annoverare il buon vino di Nicola, un dolce mozzafiato con ricotta e cioccolato portato da Nicola, ed infine un caldo caffè che ci da la giusta carica fisica per affrontare il ritorno, sempre di Nicola. Non a caso lo definisco attrezzatissimo il nostro Nicola. E' iniziato a mancarci intensamente quando non c'è. Secondo me tirerà fuori un coniglio dallo zaino prima o poi.
Il ritorno, scottati dal fuori pista dell'andata e ormai fuori dalla scaletta di marcia, lo abbiamo fatto seguendo il sentiero D3 (quello consigliato) a passo sostenuto. Abbiamo deciso di percorrere il sentiero che sbuca all'area faunistica del capriolo, proprio sopra l'abbazia.
Una giornata memorabile. Missione compiuta!   

















        

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